11. Al Venerabile Clero della Città e Diocesi

aprile 1919

   

 

aprile 1919

 

 

 

Al Venerabile Clero della Città e Diocesi

 salute e pace nel Signore nostro Gesù

 

 

 

L

a pace da tanto tempo auspicata, Venerabili fratelli, sembra arridere finalmente sulla nostra dilettissima Patria; e con essa s’avvicina il dì del ritorno ai domestici tetti di molti amati nostri figlioli, che il compimento del più arduo dei doveri ha tenuto per tanto tempo lontani.  Bisogna pertanto considerare che lo sconvolgimento prodotto dalla guerra ha causato negli animi delle profonde modificazioni morali, a cui incombe la necessità da parte nostra di rivolgere sollecitamente l’attenzione ed il cuore, se non vogliamo che degenerino in danno della Religione e della vita cristiana. Sorge da ciò evidente il bisogno da parte del Clero di un lavoro più assiduo, di uno zelo più ardente, di uno spirito di sacrificio più generoso, di un coordinamento più disciplinato di opere e di intenti, affine di ottenere lo scopo.

Prima di ogni altra cosa pertanto il sacerdote deve rivolgere lo sguardo a se stesso, ben convinto che a nulla servirà il proprio lavoro, se nella pratica quotidiana della vita non lascerà intravedere di mettere in pratica esso per primo, ciò che vuole insinuare negli altri.  E’ così ardua la via della virtù, che per convincere gli altri a seguirla riesce ben poco la parola, se non ci sforziamo di illuminarla collo splendore dei nostri esempi.  Sic luceat lux vestra coram hominibus, ut videant opera vostra bona et glorificent Patrem vestrum ( Mt 5, 16) (Risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini perché vedano la vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro).  Ed è perciò, o venerabili fratelli, che con tutta la sollecitudine vi raccomando ciò che prescrive il Diritto Canonico al Can. 124 e segg.: Clerici debent sanctiorem prae laicis vitam interiorem et exteriorem ducere, eisque virtute et recte factis in exemplum excellere (I Chierici devono vivere una vita interiore ed esteriore più santa di quella dei laici e devono distinguersi da loro, nell’esempio, per virtù e buone azioni)

Non posso fare a meno di una osservazione che contrista per i cattivi sospetti a cui può dare ansa; voglio dire la difficoltà che hanno mostrato alcuni di presentare l’attestato delle confessioni frequentate, secondo il Decreto dell’Episcopato Umbro, emanato nello scorso anno.  L’andare a discutere sulla maggiore o minore opportunità di quel decreto, come taluno ha fatto, se è stata prova di acuto ingegno, non lo fu parimenti di docilità di animo; ciò che importerebbe assai di più.

Oggi non è il superiore che legifera; è il Padre e l’amico che vi esorta: e col cuore in mano vi scongiura a coltivare il vostro spirito con la meditazione quotidiana, colla visita al SS.mo fatta ogni sera, colla assidua lettura di qualche buon libro spirituale, colla recita del Santo Rosario, coi frequenti esami di coscienza, coi ritiri spirituali, colla divota preparazione al S. Sacrificio, colla competenza e col raccoglimento in tutte le S. Funzioni.

Al raccoglimento interiore andrà naturalmente congiunto il contegno esteriore che deve essere in tutto esemplare, sia nelle parole, che nel modo di trattare con i prossimi.  Non si potrà mai immaginare il danno che produce il sentire dalla bocca del sacerdote nominare Iddio senza rispetto o per meraviglia o per sdegno; oppure nelle allegre conversazioni udirlo buttare là delle frasi equivoche, o delle allusioni men corrette o men caste.

E che dire della facilità con cui alcuni si permettono di intrattenersi con conversazioni inutili con persone che possono ingenerare dei sospetti sulla condotta morale, o fin anche sulla sincerità della fede?  Troppo cattivo è il mondo, e troppo gli empi si interessano di denigrare il Sacerdozio, perché noi possiamo fare a fidanza colle nostre rette intenzioni, e non guardarci anche dalle semplici apparenze del male!  Ab omni specie mala abstinete vos (State lontani da ogni apparenza del male) .

Così pure mi sia lecito esortarvi, o fratelli, a non intrattenervi nei pubblici negozi, o nelle trattorie, o nei Caffè, senza necessità, o per farvi conversazione.  E’ un fatto che in questi luoghi il prete perde sempre del suo prestigio, e passa per un crapulone, o per un mormoratore.  La gente che vede il prete starsene a lungo in questi ritrovi, finisce col dirne assai male; ed il Sacerdote stesso si trova più volte in occasione di dover sentire o dire cose che non gli fanno troppo onore.

Credo che non abbiate dimenticato il Decreto che proibisce assolutamente di giocare nei pubblici negozi e ritrovi a qualsiasi Chierico, e che a chi avesse mancato, vieta di celebrare il dì seguente, se prima non si è confessato. Vi avverto però che esso rimane in tutto il suo vigore, e che sarà reo di grave disobbedienza chi osasse di infrangerlo.

Non vi intrattenete nelle case dei laici senza un vero motivo o di ministero o di necessità e convenienza; e guardatevi di frequentare la stessa casa, specialmente se in essa vi sono persone che possono dar ansa a qualche sospetto. Così non siate facili ad accettare inviti per pranzi e colazioni; e mai non intervenite in occasioni di nozze, o di battesimi, salvo il caso di qualche ragione urgente e riconosciuta dai vostri superiori.

Formate la vostra delizia della vostra chiesa, e fate vedere che la tenete davvero come la vostra sposa, anzi come la pupilla dei vostri occhi. La povertà e lo spogliamento di ogni cosa superflua si trovi pure nelle vostre canoniche; ciò vi farà più somiglianti al Divin Maestro: ma non lo permettete mai là dove abita il vostro Tesoro: Ubi est thesaurus tuus, ibi erit et cor tuum (Dove è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore)

Mettete tutto lo studio nel fare con maestà e decoro le Sacre Funzioni, osservando con scrupolosa esattezza i Sacri Riti; e nella compostezza del vostro contegno date a di vedere d’esser compresi della presenza di Dio, e della vivezza della vostra fede in Gesù Cristo che abita sui vostri altari.

In ogni vostro discorso, ed in qualunque luogo e tempo fate conoscere che voi avete da compiere una missione che non è terrena, e che vivete per quella, e che a quella è diretto ogni vostro pensiero, ogni sforzo del vostro operare.  Fate che tutti, credenti ed increduli, dopo di aver trattato con voi, siano costretti a dire: Si vede proprio che quello è un prete convinto di ciò che crede ed insegna.

Regni sovrana su di voi la Carità verso Dio ed il prossimo: non lasciate mai vedere che in voi alberga la collera, la gelosia, il risentimento; non mostratevi attaccati né all’interesse, né al desiderio di predominare. Anche verso gli avversari usate sempre cortesia, e non ditene mai male, né mostrate di disprezzarli; fate invece conoscere che, malgrado le loro ostilità, voi li calcolate persone buone, e che null’altro vi preme, se non farveli amici, e far loro del bene.

Se metterete in pratica questi avvisi, venerabili fratelli, vi guadagnerete il cuore del popolo; ed allora con frutto potrete mettervi all’opera di rigenerazione cristiana che tanto oggi s’impone.

Non occorre dirvelo, voi lo sapete che il primo ed il più gran male del popolo è l’affievolimento della fede.  Le cause che lo produssero sono molteplici: l’ignoranza delle eterne verità, in primo luogo; lo smodato attaccamento ai piaceri ed alle comodità della vita; i pregiudizi contro la Chiesa ed il Clero; l’apatia ed indifferenza per tutto ciò che richiede dei sacrifici; la disorganizzazione delle forze nostre di fronte alle molteplici organizzazioni economiche e sociali degli avversari; la concezione pagana della virtù, dell’onore e della vita.

Oggi più che mai per il nostro ministero si avverano le parole di Gesù Cristo: Ecce ego mitto vos sicut agnos inter lupos; (Ecco, io vi mando come agnelli fra i lupi)1 e si fa sentire più vivo il bisogno del nostro lavoro: Ite, docete omnes gentes2... Vos estis lux mundi..... Vos estis sal Terrae3 (Andate,  ammaestrate tutte le genti ... Voi siete la luce del mondo ... Voi siete il sale della terra).

Fratelli, ve lo ripeto fino alla nausea: Predicate, e studiate.  L’Apostolo Paolo ce lo assicura che fides ex auditu, auditus autem per verbum Cristi (la fede dà l’udito ma l’udito attraverso la parola di Cristo).  Non si lusinghi d’esser buon sacerdote e buon pastore di anime chi non predica, o predica male per colpa sua. Il catechismo agli adulti è quello che maggiormente oggi si impone; perché per nostra disgrazia, le verità più elementari sono le più dimenticate; e le stesse nozioni di peccato, di virtù, di dovere hanno per molti ben poco significato.

Ma tal forma di predicazione è anche la più difficile in pratica, perché può riuscire noiosa, se il catechista non è ben preparato, e non sa adornare il suo discorso con la chiarezza, colla ricchezza degli esempi, e colla vivacità dello stile.  Quindi la necessità dello studio, non solo d’immediata preparazione ma di erudizione storica ed apologetica, che il sacerdote non deve tralasciare giammai, ma di cui deve formare il suo continuo alimento e diletto.

Voglio sperare che quanto è stato ultimamente disposto dall’Episcopato Umbro circa la predicazione durante la S. Messa nei giorni festivi sia stato fedelmente osservato; del resto intendo ora di richiamarlo alla mente di tutto il Clero, perché sia con esattezza eseguito.  Nessun sacerdote che celebri in una chiesa od oratorio pubblico in giorno di festa di precetto, può omettere la spiegazione Evangelica, a meno che in quella chiesa stessa non sia già per tre volte stata fatta, o non si sia disposto perché altri per tre volte la faccia.

Ed un altro urgente bisogno devo con somma insistenza richiamarmi alla mente: il catechismo dei fanciulli.  L’ignoranza anche delle più elementari nozioni della nostra santa Religione nei piccoli è una piaga così generale che profondamente impressiona, e mi costringe a dire che in diversi luoghi della Diocesi sono rimasto amareggiato nella Visita Pastorale, e sono venuto nella convinzione che qualcuno non faccia il proprio dovere.

Colle presenti pertanto intendo di rinnovare le prescrizioni già date altre volte, e cioè che in tutte le domeniche e feste di precetto, nel tempo più opportuno si debba dare spazio di un’ora da ogni parroco od economo spirituale fare la scuola della Dottrina Cristiana a tutti i fanciulli della parrocchia; che in tutti i giorni della Quaresima, fino alla Domenica delle Palme, si preparino i giovanetti alla S. Comunione con particolari istruzioni; e che in altro tempo più acconcio, per quindici giorni di seguito si insegnino ai piccoli le cose necessarie per disporli alla confessione ed alla S. Cresima.

Perché poi non avvenga che per i più negligenti rimanga anche questa lettera morta, si ordina che in ciascuna parrocchia vi sia il registro in cui siano iscritti gli alunni che frequentano la scuola della dottrina cristiana, la loro età, il giorno in cui cominciarono ad intervenire, le assenze, i punti di profitto, nonché i giorni in cui ebbe luogo la scuola, ed il numero dei presenti in ciascun giorno. Questo registro dovrà essere presentato al Vescovo in tempo di S. Visita Pastorale, ed una volta all’anno al delegato vescovile per la sorveglianza della Dottrina Cristiana.

Per porre un freno al dilagare della corruzione del costume è assolutamente necessario il richiamo ai popoli alla meditazione delle verità eterne, ed all’uso frequente dei Sacramenti.

Siano pertanto solleciti i pastori di anime a far tenere da idonee persone del Clero sia secolare che regolare, qualche Corso di Spirituali Esercizi nelle proprie chiese; e dove le parrocchie sono molto vicine, si mettano d’accordo i parroci per tenerne un Corso interparrocchiale nella chiesa di più facile accesso.

A togliere i pregiudizi contro il Clero giova più di tutto la condotta illibata dei sacerdoti, e l’astenersi da tutto ciò che può dare appigli a critiche sia riguardo al buon costume, sia riguardo al disinteresse.  Non sarà quindi mai raccomandato abbastanza che il prete, sia in casa che fuori osservi le regole della più scrupolosa modestia; e che eviti di mostrarsi in pubblico in veste troppo dimessa, o meno conveniente; che non tratti a lungo, e senza vero bisogno con persone di sesso differente; che non permetta loro di venire in casa propria a farvi inutili conversazioni; e molto meno se fosse in ore di sera inoltrata.

E’ poi affatto da riprovarsi che venendo in città, o facendo viaggio in carrozzella o veicolo proprio, il sacerdote prenda con sé qualche donna, sia pure anche stretta parente; a meno che non sia di tale età da non dar motivo ad osservazioni o lazzi di qualsiasi specie.

E’ propriamente disapprovevole il chiamare in casa canonica le ragazze, allo scopo di istruirle nel canto; mentre questo si può fare benissimo in chiesa, od in un altro luogo aperto al pubblico, purché in ore convenienti, e vi siano sempre dei testimoni, che servano ad allontanare qualsivoglia sospetto.

Non è affatto da tollerarsi l’abuso di mettere insieme queste ragazze cantatrici coi maschi, per formare i cori, affin di cantare in musica la Messa, o ad altri canti liturgici; come pure di farle entrare nel presbiterio o farle salire nei coretti.  Le donne devono stare sempre nel luogo comune destinato a tutti i fedeli, e solo di là possono aiutare pel canto.

Se la dolorosa necessità vi costringe a dover intervenire ai mercati per trattare i vostri interessi, procurate almeno di avere con voi qualche persona di fiducia che direttamente scenda sulla piazza a conchiudere gli affari; poiché è sommamente indecoroso veder il prete che discute sui prezzi, o bazzica coi mercanti.

Non mostratevi in alcun modo amanti del denaro, per non acquistarvi il poco lusinghiero nomignolo di avari; altrimenti la vostra missione è intaccata sul lato più debole: diranno che voi mercanteggiate sulle anime, e che siete devoti del dio quattrino.

Guardatevi ancora del parteggiare per le lotte sia politiche che amministrative; ma mostratevi affatto indipendenti dalle personalità, ed uniti per spirito di disciplina a ciò che su questo punto decidono coloro che sono a capo del Movimento Cattolico.  Molto meno poi schieratevi da qualsiasi parte in questioni locali o personali proprie della vostra parrocchia, o del vostro Comune, rammentandovi che voi siete messi colà per il bene di tutti, e che tutti hanno diritto al vostro affetto paterno ed alle vostre cure spirituali.

Interessatevi invece con tutto l’impegno per l’organizzazione delle forze cattoliche, tanto necessaria ai nostri giorni per opporsi al dilagare delle teorie socialiste e rivoluzionarie. Il Santo Padre ha manifestato chiaramente la sua volontà a questo riguardo, ed il non volere occuparsene significa mancanza assoluta di zelo, ed ignoranza colpevolissima della necessità del momento. Ogni buon prete deve adoperarsi con tutto lo zelo per trovare aderenti alla Unione popolare, colla convinzione che se non ci affrettiamo noi ad organizzare gli uomini nelle file cattoliche, lo faranno ben presto i Socialisti, ed allora non vi sarà più tempo per mettervi rimedio.

Bisogna inoltre pensare alla organizzazione economica del nostro popolo, e quindi mettersi in relazione colla Giunta Diocesana, perché nei centri principali della Diocesi sorgano Casse Rurali, od altri Istituti affini, specie a vantaggio della classe agricola, che più facilmente può essere adescata col danaro dai settari, e messa in procinto di rinnegare la propria fede.

Non dormano i pastori d’anime sulla propaganda spietata che hanno iniziato i Socialisti a scopo apparentemente elettorale, ma effettivamente con il fine di preparare il terreno alla rivoluzione Sociale.  E poiché con intendimenti abbastanza plausibili è sorto il Partito popolare Italiano, che nel suo programma ha congiunto alle aspirazioni della democrazia il rispetto ai nostri principi, cerchino di trovare chi raccolga aderenti a detto partito, senza però dargli il nome di partito cattolico, il che non sarebbe vero.

E poiché a nulla riuscirebbero gli sforzi per raggruppare i cattolici nelle organizzazioni, quando non vi fosse in loro la giusta concezione della vita cristiana, colle sue virtù, e con i suoi sacrifici, coll’abborrimento del vizio, e col desiderio della santità; si raccomanda ai parroci che, almeno ogni tre anni, tengano per il popolo un corso di Esercizi Spirituali, con predicatori forestieri, che almeno per la novità della voce, valgano ad attirare la gente alla Chiesa.  Che se le parrocchie sono piccole, e non molto discoste fra loro, si mettano d’accordo per fare un corso di Esercizi nella chiesa più centrale, dove possano concorrere i fedeli anche delle parrocchie limitrofe.

Finisco col raccomandarvi in modo particolare la gioventù: cercate di attirarvela vicino, di circondarla di tutte le vostre amorose cure: formate i Circoli Giovanili, coltivateli, istruiteli nei nostri principi: preparatevi i cattolici del domani.  Non lasciate in abbandono i soldati che tornano dalla guerra; che potrebbero con facilità essere adescati dai nemici della Religione, interessatevi dei loro bisogni, prestatevi a dar loro aiuto, perché possano conseguire i sussidi e le pensioni a cui hanno diritto; cercate che si iscrivano alle nostre associazioni fra i reduci.

Attendete con amore alla diffusione della buona stampa; fate penetrare nelle famiglie i giornali buoni, e prima di ogni altra cosa il nostro settimanale diocesano “Voce di Popolo”, che è l’organo del nostro movimento Cattolico-Sociale; aiutate questo giornale colla parola e coll’opera; rendetelo interessante, col mandare brevi e sollecite corrispondenze di tutto ciò che può invogliare in qualche modo i vostri parrocchiani a leggerlo.

L’avvenire si presenta fosco, ma sta in voi la salvezza della società Cristiana.  Lo zelo vi animi al lavoro, la preghiera e la santa vita lo renda efficace: la grazia di Dio farà il resto.

In questa cara speranza vi benedico con tutta l’effusione del cuore.

 

 

X CARLO Vescovo



 

Copyright © 2024 Piccole Ancelle del Sacro Cuore